La mia vita segreta - Campania Trasgressiva

La mia vita segreta - Campania Trasgressiva

Episodio 13
Una persona particolare
La sveglia del cellulare suonava, non volevo alzarmi, ero appena uscita da un sogno, mi trovavo dentro una casa antica, dovevo camminare con attenzione perché c'erano dei buchi nel pavimento, che cazzo di sogni faccio, aprii il piumone e mi alzai a fatica, mia sorella ancora dormiva, ma non per molto, andai in bagno a fare pipì, mi sciacquai un po' e tornai in camera per vestirmi, poi andai in cucina e sorseggiai un buon caffè, iniziava la mia giornata, indossai il giubbino bomber, presi la mia borsetta e uscii di casa, l'aria era abbastanza fresca, salii in auto per recarmi nella casa in affitto, arrivata parcheggiai, e andai a fare colazione in un bar lì vicino, finita la colazione, appena uscita dal bar il cellulare cominciò a squillare, guardai il display, era il mio incubo, che mi stava chiamando per ricordarmi che a mezzogiorno avevo appuntamento in un scuola privata di arte. Nel frattempo entrai nell'abitazione in affitto, diedi una pulita e disinfettata, e nell'attesa di qualche visita mi posizionai davanti il computer a scrivere, si erano fatte le undici dove andare all'appuntamento, lasciai casa, presi l'auto dirigendomi in zona Nomentana, presso lo studio di arte, arrivai giusto in tempo, posteggiai la mia macchina, ed entrai nell'edificio, mi accolse un assistente gli spiegai che avevo un appuntamento, mi chiese il nome e mi annunciò, dopo qualche minuto arrivò una donna sui quarant'anni, con dei pantaloni eleganti e una camicia bianca, mi accompagnò al primo piano, poi aprii una piccola stanza dicendomi che potevo cambiarmi lì, e dopo aver fatto sarei dovuta entrare nell'ultima stanza di destra in fondo al piccolo corridoio, dopo cinque minuti uscii dalla stanza dirigendomi scalza con i piedi nudi nell'ultima aula, entrai con indosso solo un asciugamano, c'erano sette persone sedute, quattro uomini e tre donne di media età, davanti a loro c'erano dei cavalletti in legno per disegnare, mi accolse un insegnante sui cinquant'anni, con occhiali e un po' spettinato, dopo il buongiorno dato e ricevuto, l'insegnante si mise a spiegare il corpo umano, dopo dieci minuti mi fece avvicinare alla finestra da dove entrava un ottima luce, chiedendomi di togliere l'asciugamano, tolsi l'asciugamano bianco e lo appoggiai su una sedia, rimanendo tutta nuda in piedi con le mani lungo le gambe, gli allievi osservavano il mio corpo nudo, e l'insegnante spiegava il corpo umano femminile, poi mi invitò a girarmi per far osservare il mio corpo da dietro.
Il professore d'arte mi chiese di mettermi in posa, sistemai i capelli portandoli sopra la testa con un acconciatura raccolta, sempre rimanendo in piedi alzai le braccia portandole dietro la testa, e allargando un po' le gambe, iniziarono a guardarmi muovendo le mani per riprodurmi in disegno, rimasi ferma per un ora e mezza, stavo quasi per svenire, finito il disegno gli allievi andarono via, rimasi sola e ancora nuda con il professore per qualche minuto, poi arrivarono altri sei allievi quattro donne e due uomini, questa volta posai di spalle seduta su una sedia, con il viso rivolto verso la finestra, i glutei tirati indietro un po' aperti che lasciavano intravedere il buco nero e la parte inferiore della figa, e il busto piegato leggermente in avanti, rimasi immobile per un ora, completati i disegni il mio lavoro era finito, mi alzai mi avvolsi l'asciugamano intorno al corpo, salutai e uscii dalla piccola aula, tornai nello stanzino mi rivestii e lasciai l'istituto.
Rientrata nell'appartamento in affitto mentre mangiavo un panino, mi squillò il cellulare, era un amico, mi chiese se ero disponibile per la sera, confermai e mi chiese di raggiungerlo in zona Tufello, mi diede indirizzo e numero civico.
La sera dopo cena andai a fare una doccia, asciugati i capelli andai in camera mia, indossai un perizoma bianco, dei jeans attillati blu chiaro, e sopra una maglia nera attillata con scollatura a barca, presi il cellulare per guardare i messaggi, e vidi che sulla mia carta erano stati accreditati 300 euro per il lavoro svolto la mattina all'istituto di arte, truccai il mio viso con dell'eyeliner, mascara e rossetto lucido, infilai i piedi nudi dentro scarpe da ginnastica bianche, mi spruzzai sul collo del profumo, indossai un giacchetto nero con pelliccia sul cappuccio, presi la borsetta, salutai mamma e lasciai casa.
Appena salita in macchina impostai il navigatore con il cellulare, iniziai a guidare per le vie di Roma, la sera si guidava bene non c'era traffico, intorno le 22 arrivai a destinazione, una zona un pochino inquietante, parcheggiai scesi e cercai il numero civico, ma qualcosa non mi quadrava, al numero civico c'era una chiesa, pensai subito che quel tipo mi aveva fatto uno scherzo, rimasi qualche minuto ferma la davanti a fumare una sigaretta, poi si avvicinò a me un uomo sui trent'anni con capelli corti e occhiali da vista, vestito da prete.
"Ciao immagino sei Sara, io sono don Luca." disse con voce calma.
Rimasi immobile senza parlare per qualche secondo, era un prete per davvero, mi chiese di seguirlo, facemmo pochi metri, poi aprì un piccolo cancello, attraversammo un vialetto, aprì una porta ed eravamo dentro la chiesa, mi guardavo attorno non ero una praticante, in ogni caso era una bellissima chiesa, mi feci il segno della croce, inginocchiandomi a Dio.
Mi vide perplessa e mi disse che era uomo come tutti gli altri, gli feci un sorriso,Mi chiese di confessarmi perché dovevo concedermi a lui priva di peccati, gli dissi che sei avessi confessato i miei peccati la chiesa sarebbe crollata, mi fece un sorriso indicandomi il confessionale, a quanto pare non avevo scelta, mi doveva capitare un parroco psicopatico, mi avvicinai al confessionale, erano le 22 e 30 aprii una porta entrai, e mi misi seduta, lui tramite il separatore mi chiese di aprirsi a lui, gli raccontai qualcosa della mia vita, del mio lavoro, e dei miei peccati, parlammo per una ventina di minuti, poi mi diede l'assoluzione dai miei peccati, accordandomi il perdono e la pace, uscimmo dal confessionale, mi disse che ora ero senza peccati, ma che dovevo fare il rito della penitenza, mi fece avvicinare all'altare chiedendomi di spogliarmi nuda, tolsi il giacchetto, la maglia attillata, le scarpe, i jeans e il perizoma, appoggiai tutto su una panca vicino a me, mi sentivo un po' umiliata, stare tutta nuda davanti l'altare di una chiesa, mi chiese di sdraiarmi sul pavimento, a faccia in giù con le braccia aperte e le gambe unite, sempre restando davanti l'altare, mi spiegò che doveva darmi la penitenza, si chinò all'altezza del mio culo, dandomi un forte schiaffo su una chiappa, lo schiaffo echeggiò per tutta la chiesa, poi accarezzò l'altro gluteo e partì un altro schiaffo, mi disse che era la penitenza per i miei peccati, continuò a darmi carezze e schiaffi sul culo che diventava sempre più rosso, mi bruciavano i glutei, ad ogni schiaffo facevo un piccolo scatto e un lamento di dolore, continuò per altri 15 minuti, il culo mi andava a fuoco, mi veniva quasi da piangere, poi si alzò in piedi e mi chiese di mettermi in ginocchio, mentre ero inginocchiata nuda davanti l'altare mi girava intorno, si fermò davanti a me, cominciò a toccarmi le tette, poi si tolse le scarpe, i pantaloni neri e le mutande, rimase solo con la camicia nera con il colletto bianco, avvicinò il suo cazzo vicino la mia bocca, lo afferrai con la mano iniziando a succhiarlo lentamente, mi prese per i capelli e mi spinse il suo cazzo fino in gola, soffocavo e lui mi teneva la testa bloccata, poi rilasciava, respiravo velocemente per riprendere aria, tra i fili bianchi di saliva, continuai a succhiarglielo velocemente fino in gola, la sua depravazione non finiva, mi chiese mi mettermi a pecora s'inginocchiò dietro di me e appoggiò la sua mano sulla mia figa cominciò a masturbarla con movimenti circolari, iniziai a godere e a provare piacere, sempre restando in ginocchio dietro di me infilò il suo cazzo duro dentro la mia figa, mi scopava velocemente fino in fondo, i miei lamenti di goduria avevano un tono un po' alto, mi mise una mano sulla bocca continuando a scoparmi, infine il suo cazzo uscì dalla mia figa, si sputò sulle dita iniziando a lubrificare il mio buco nero, qualche secondo dopo ci infilò il cazzo spingendo a fondo, mi faceva godere anche scopandomi il culo, dalla posizione pecora mi fece scendere giù, lui continuava ad incularmi sdraiato sopra di me, mi teneva le braccia ferme vicino la mia testa, mi diede gli ultimi colpi sborrandomi nel culo, si fermò alcuni secondi per riprendere fiato, le mie chiappe erano ancora rosse e mi facevano male, poi si tirò su, si rivestì chiedendomi con tono severo di vestirmi e lasciare la casa di Dio.
Mi alzai barcollando un po', mi rivestii e me ne andai con un semplice saluto.

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